Il Crimine Organizzato nel Retail in Italia: Un fenomeno da non sottovalutare

Negli ultimi anni, il crimine organizzato nel Retail ha subito una crescita allarmante in Italia, con episodi sempre più frequenti di furti su vasta scala e violenze ai danni di dipendenti. L’analisi di questa tendenza mette in evidenza l’evoluzione delle tecniche criminali e la loro crescente incidenza sul tessuto economico e sociale del Paese. A partire da fatti di cronaca recenti, come il furto organizzato a Fucecchio e l’aggressione di una cassiera all’Esselunga, è possibile delineare un quadro più ampio che illustra come il crimine organizzato stia agendo nel settore retail.

Il crimine organizzato nel retail (ORC, dall’inglese Organized Retail Crime) non è un fenomeno nuovo, ma negli ultimi anni si è trasformato in un sistema sempre più sofisticato. La definizione di ORC fa riferimento a gruppi di persone che collaborano per rubare merci da rivendere piuttosto che per uso personale. 

Questo distingue l’ORC dal furto occasionale o dalla piccola criminalità. I gruppi coinvolti sono spesso organizzazioni ben strutturate, con ruoli definiti, come ladri, ricettatori e leader che coordinano le operazioni su ampia scala.

Il caso di Fucecchio, in cui le strade sono state bloccate con chiodi e furgoni per facilitare un furto massiccio in un calzaturificio, rappresenta un esempio chiaro della complessità di tali operazioni. Questi furti non sono frutto di azioni impulsive, ma sono il risultato di pianificazioni meticolose che richiedono competenze logistiche e tecniche sofisticate.

Secondo studi sul fenomeno, i gruppi criminali tendono a scegliere obiettivi con alta densità di prodotti di valore facilmente trasportabili e rivendibili, come dispositivi elettronici, abbigliamento di marca, farmaci e persino prodotti alimentari di alta fascia. 

La crescente domanda di questi prodotti, sia sul mercato legale che su quello “nero”, alimenta la necessità per questi gruppi di continuare a espandere le loro operazioni.

Le tecniche utilizzate dal crimine organizzato nel Retail si sono evolute parallelamente ai progressi tecnologici. Se un tempo i furti erano limitati a singole incursioni, oggi le operazioni sono più ampie e coinvolgono metodi come il blocco delle vie di accesso, l’uso di dispositivi tecnologici per neutralizzare i sistemi di sicurezza e la collaborazione con reti di ricettazione online. 

L’adozione di nuove tecnologie ha permesso a questi gruppi di aggirare con maggiore facilità le misure di sicurezza tradizionali.

In particolare, l’e-commerce ha ampliato le possibilità di rivendita della merce rubata, rendendo molto più facile trasformare rapidamente i prodotti in liquidità. I criminali utilizzano piattaforme di vendita online, che spesso non richiedono un controllo rigoroso dell’origine dei prodotti, per rivendere la merce. 

Un aspetto importante di questa evoluzione tecnologica è ad esempio la capacità di comunicare in tempo reale tra i membri dei gruppi criminali attraverso dispositivi criptati e messaggistica istantanea. Questo permette a queste organizzazioni criminali di adattarsi rapidamente a eventuali imprevisti e di coordinare operazioni su più fronti, rendendo difficile per le autorità rispondere in modo efficace.

L’ORC rappresenta un problema significativo per le imprese del settore Retail. Secondo le stime, le perdite annuali dovute a questo fenomeno si aggirano intorno a miliardi di euro in tutto il mondo, con un impatto particolarmente grave per i rivenditori italiani. Oltre alla merce sottratta, le aziende devono fare i conti con costi aggiuntivi legati alla sicurezza, alla prevenzione delle perdite e all’aumento dei premi assicurativi.

Il furto non si limita più a piccole quantità di merce; i criminali organizzati sono in grado di sottrarre ingenti volumi di prodotti o denaro contante in un singolo raid, spesso causando gravi interruzioni dell’attività commerciale. Ad esempio, nel citato caso di Fucecchio, l’interruzione dell’attività produttiva e le misure di sicurezza aggiuntive necessarie per prevenire futuri attacchi rappresentano costi indiretti che vanno ben oltre il valore della merce rubata.

Inoltre, la rivendita di prodotti rubati nei mercati secondari crea una concorrenza sleale che danneggia le imprese legittime, che non possono competere con i prezzi bassi dei beni rubati. Questo fenomeno erode ulteriormente i margini di profitto delle aziende, contribuendo a una stagnazione del settore.

Un altro effetto preoccupante del crimine organizzato nel retail è l’aumento della violenza nei confronti dei dipendenti. Gli episodi di aggressione fisica, come quello accaduto recentemente a una cassiera dell’Esselunga d Firenze, sottolineano il livello crescente di intimidazione e minaccia che i lavoratori del retail devono affrontare. La violenza associata a questi crimini non si limita ai furti stessi, ma si manifesta anche nelle tensioni quotidiane tra dipendenti e criminali, con un crescente rischio di aggressioni sia verbali che fisiche.

I dipendenti si trovano spesso in prima linea nel tentativo di prevenire furti o nel tentativo di segnalare attività sospette, esponendosi così a un rischio significativo. Questo ha portato molte aziende a rivedere le loro politiche di sicurezza, con una maggiore attenzione alla formazione del personale su come affrontare potenziali situazioni di pericolo senza mettere a rischio la propria incolumità.

Dal punto di vista psicologico, l’impatto di questa violenza è devastante. Molti lavoratori riferiscono di sentirsi insicuri e stressati, soprattutto coloro che hanno subito direttamente minacce o aggressioni. La paura di futuri attacchi può portare a un calo della produttività, all’aumento dell’assenteismo e a una maggiore insoddisfazione lavorativa.

Di fronte a questa crescente minaccia, le aziende del settore retail stanno adottando misure sempre più sofisticate per proteggersi. La sicurezza passiva, come l’installazione di telecamere di sorveglianza e l’utilizzo di sistemi antitaccheggio, non è più sufficiente. Oggi, le imprese stanno investendo in tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning per rilevare comportamenti sospetti in tempo reale, ma non è sufficiente e soprattutto la tecnologia non sembra ancora essere del tutto pronta…

Parallelamente, la collaborazione con le forze dell’ordine rimane cruciale. Molti dei gruppi coinvolti nel crimine organizzato operano su tutte il territorio nazionale, rendendo necessario un coordinamento tra polizia locale, forze dell’ordine e persino organismi internazionali. È determinante che si abbia però la giusta evidenza per comprendere e riconoscere l’importanza di trattare il crimine organizzato nel Retail come una minaccia alla sicurezza economica del Paese, piuttosto che come singoli episodi di furto, ma per fare questo è fondamentale che il fenomeno non rimanga sottovalutato. Purtroppo, ad oggi le denunce all’autorità rappresentano ancora una percentuale troppo bassa rispetto agli eventi che si verificano quotidianamente nei negozi e supermercati e questo rende molto difficile mettere in atto le giuste misure di prevenzione in un’ottica di collaborazione tra sicurezza pubblica e privata.

La complessità del fenomeno rende necessaria una risposta articolata, che combini l’uso di nuove tecnologie con una maggiore consapevolezza della minaccia rappresentata dai gruppi criminali organizzati. Solo attraverso uno sforzo congiunto sarà possibile arginare l’impatto devastante di questo fenomeno e ristabilire un clima di sicurezza e fiducia nel settore retail.

Prima che sia troppo tardi.

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