Furti Invisibili: Il “Paradosso” economico tra perdite reali e denunce nei negozi italiani

Il quadro distorto dei furti negli esercizi commerciali in Italia: Dati e Analisi

Negli ultimi anni, il fenomeno dei furti negli esercizi commerciali in Italia ha destato crescente preoccupazione, specialmente nel settore della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e del Retail. Tuttavia, un’analisi più approfondita dei dati ufficiali rivela una discrepanza significativa tra il numero di furti registrati, i punti vendita attivi e le perdite economiche dichiarate. 

Il risultato è un quadro distorto che suggerisce un paradosso economico: il valore medio di ogni furto appare sorprendentemente elevato se consideriamo solo le denunce effettive di furti agli esercizi commerciali (Fonte dati ISTAT).

Vediamo perché.

Secondo i dati di Federdistribuzione, in Italia sono presenti oltre 54.000 punti vendita della Distribuzione Moderna, comprendente ipermercati, supermercati, discount e grandi catene commerciali. Per il 2023, il fatturato complessivo stimato per questo settore è di circa 145 miliardi di euro, includendo sia il settore alimentare che non alimentare. Durante lo stesso anno, i furti registrati negli esercizi commerciali (dati ISTAT) sono stati 71.167, un dato che suggerisce che, in media, ogni negozio ha subito poco più di un furto nel corso di un anno

Nonostante ciò, i dati ufficiali relativi alle perdite economiche dipingono un quadro ben più preoccupante. Secondo il “Rapporto sulla Sicurezza nel Retail in Italia” di Crime&Tech e del Laboratorio per la Sicurezza, le differenze inventariali nel settore Retail e GDO hanno rappresentato l’1,38% del fatturato annuo, con una perdita complessiva di circa 4,6 miliardi di euro. Di queste perdite, oltre il 75% è dovuto ai furti, per un totale di circa 3,45 miliardi di euro.

Se poi si considera un altro dato fondamentale, sempre riportato dal “Rapporto sulla Sicurezza nel Retail in Italia”, che riguarda il valore medio della refurtiva per singolo evento, stimato intorno ai 40 euro per furto, e lo si confronta con le perdite totali attribuite ai furti (circa 3,45 miliardi di euro) e il numero di furti registrati (71.167), emerge chiaramente una discrepanza significativa.

Se ogni furto comportasse in media una perdita di 40 euro, allora il valore complessivo delle perdite per i 71.167 furti sarebbe solo di circa 2,85 milioni di euro, una cifra drasticamente inferiore alle perdite effettive dichiarate dal settore (3,45 miliardi di euro). Questa enorme differenza solleva una questione importante: o la maggior parte dei furti probabilmente non viene denunciata, oppure le stime relative al numero di furti e al valore medio della refurtiva non riflettono accuratamente la realtà.

Andiamo avanti nel ragionamento, utilizzando i dati del valore medio per singolo furto (40 euro) e confrontandoli con le perdite totali stimate per il settore (3,45 miliardi di euro), possiamo fare un’ipotesi su quanti furti effettivi possano avvenire ogni anno.

Dividendo il totale delle perdite (3,45 miliardi di euro) per il valore medio di ogni furto (40 euro), otteniamo una stima approssimativa di oltre 86 milioni di furti potenziali. Questa cifra è enormemente superiore ai 71.167 furti denunciati nel 2023. Pertanto, possiamo ipotizzare che il numero di furti effettivi che avvengono sia drasticamente sottostimato nelle denunce ufficiali.

Pertanto, in termini percentuali, i furti denunciati rispetto a quelli ipotizzati costituirebbero solo una frazione minima: 71.167 su 86 milioni, ovvero una percentuale dello 0,08%. Questo dato suggerisce che la stragrande maggioranza dei furti, soprattutto quelli di piccolo valore, non verrebbe quindi riportata alle autorità competenti.

Aldilà dei numeri, un elemento chiave che contribuisce a questa discrepanza è la riluttanza degli esercizi commerciali a denunciare furti di basso valore. Molti negozianti, infatti, ritengono che il costo e il tempo necessari per denunciare piccoli furti non giustifichino l’azione legale, specialmente quando le probabilità di recupero della refurtiva o di individuare il colpevole sono molto basse.

Inoltre, vi è una tendenza diffusa a gestire internamente le piccole perdite, specialmente nelle catene più grandi, dove i furti vengono spesso considerati parte delle operazioni quotidiane. Questo contribuisce ulteriormente a una sottostima del numero effettivo di furti, rendendo i dati ufficiali poco rappresentativi della realtà.

Le aziende stanno cercando di adottare misure preventive sempre più sofisticate per contrastare il fenomeno, tra cui l’installazione di sistemi di videosorveglianza e videoanalisi (con qualche prematuro tentativo di utilizzo dell’AI), sensori anti-taccheggio e l’utilizzo di personale qualificato. Tuttavia, nonostante questi sforzi, i furti continuano a rappresentare una parte significativa delle perdite per il settore.

In conclusione, l’interpretazione di questa analisi dei dati sui furti negli esercizi commerciali in Italia evidenzierebbe un quadro sorprendentemente distorto, dove il numero di furti denunciati risulta chiaramente sproporzionato rispetto alle perdite economiche dichiarate dalle aziende e al valore medio della refurtiva. 

Il fatto che solo una minima percentuale di furti venga effettivamente denunciata solleva interrogativi sulla necessità di una maggiore partecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti, incluse le aziende, le forze dell’ordine e i consumatori, nel contrastare il fenomeno. Una collaborazione attiva e coordinata tra queste parti è essenziale per sviluppare strategie di prevenzione più efficaci. Solo attraverso una partecipazione congiunta e un impegno condiviso sarà possibile adottare politiche concrete che riducano le perdite economiche e migliorino la sicurezza negli esercizi commerciali in Italia.

Ovviamente, tutto questo ragionamento è frutto di una personale interpretazione (forse leggermente eccessiva) dei pochi dati raccolti dalle poche fonti disponibili, ma non credo di esserci andato molto lontano…

(In caso di riproduzione, anche parziale, citare la fonte)

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